Cenni storici
La conoscenza delle orchidee ha conosciuto tempi e modi diversi in Oriente e Occidente, principalmente dovuta alla cultura dei popoli, alla loro religione, alla storia ma anche alle diverse specie presenti sul territorio.
Se nel mondo occidentale, durante il XIX secolo, si assistette ad un periodo di ricerca frenetica (per cui venne coniato il termine Orchidelirium) le cui finalità furono la scoperta e l’acquisizione di nuove e sconosciute specie, in Oriente la coltivazione delle orchidee aveva già una lunga tradizione.
Probabilmente favorita dalle barriere linguistiche e culturali, dall’isolamento geografico del territorio e da un flusso di informazioni insufficiente, la conoscenza del mondo orientale, con particolare riferimento al Giappone era, ed in qualche modo è ancora oggi, avvolta in alone di riverente mistero.
La cultura delle orchidee venne introdotta in Giappone ben prima XIX secolo e la varietà Neofinetia falcata (oggi Vanda falcata), chiamata Fuuran (Fūran, 風蘭) – termine scientifico che significa letteralmente “orchidea del vento” e con il quale si indicano principalmente tutte le Neofinetia botaniche e selvatiche –, era conosciuta e coltivata dal popolo giapponese già da oltre cento anni, secondo i principi dell’ortofloricoltura classica (Koten engei) elaborati proprio nella terra del Sol Levante.
Si racconta che questa particolare tipologia di orchidea, di facile reperibilità al giorno d’oggi, in Giappone fu considerata una pianta sacra e alle persone comuni non era consentito possederla. Essa fu prerogativa esclusiva di personalità appartenenti classi sociali più alte, come quella guerriera, formata da shōgun, daimyō e samurai, al vertice della piramide sociale.
Viene da chiedersi come mai una casta guerriera abbia trovato affinità con questo genere di piante e il perché si dedicarono alla sua cura. Una teoria non confermata vede la risposta risiede nella forma del fiore, le cui sembianze sembrano richiamare quella del kabuto, ovvero l’elmo da guerra dei samurai. Tanto era importante la buona coltivazione di questa orchidea, che la sua coltivazione e la sua messa a dimora nel vaso assunse un valore simbolico, stando a significare, se ben eseguita, il coraggio e la corretta formazione dei guerrieri.
Durante il periodo Edo (1603-1868), sotto il comando dello Shogun Tokugawa Ienari (1773-1841), la passione per questa orchidea in miniatura raggiunse il culmine. Il generale rivolse molte attenzioni alla cura di queste piccole piante, e la passione fu talmente forte che si racconta lo spinse a coprire la sua collezione, composta da circa duecento esemplari, con sottili reti dorate o argentate al fine di proteggerla, e coloro abbastanza fortunati da poterle ammirare dovevano coprirsi la bocca con un piccolo lembo di carta, chiamato kaishi (懐紙), per evitare di respirare sopra i preziosi gioielli verdi, allo stesso modo di come si ammirava la lama di una katana.
Fu proprio in questo periodo che il termine Fuukiran (Fūkiran, 富貴蘭) cominciò ad entrare nella terminologia corrente che si riferiva a questa tipologia di orchidea; grossomodo il termine Fuukiran può essere tradotto con “ricca e nobile orchidea” e, ancora oggi, è riservato a tutte quelle varietà di Neofinetia selezionate e registrate presso la Japan Fūkiran Society (日本富貴蘭会 Nihon Fūkiran Kai). Con questo aggettivo ci si riferisce generalmente ad una selezione di Fuuran mutata naturalmente, senza l’intervento dell’uomo.
La restaurazione Meiji (1868) ebbe come obiettivo il radicale cambiamento della struttura sociale e politica del Giappone, e portò con sé un progressivo processo di industrializzazione e modernizzazione sul modello dei paesi occidentali. Anche il settore del collezionismo di orchidee subì l’influenza di questa cultura e nuove tipologie, più vistose e colorate, cominciarono ad essere apprezzate dagli amanti del genere. Le Fuukiran in
quel periodo non costituivano più il fulcro del collezionismo di orchidee in Giappone; tuttavia, i cultori del genere continuavano ad interessarsene e ad ammirarle.
Successivamente, dal 1926 fino all’avvento della Seconda Guerra Mondiale, la popolarità delle Neofinetia crebbe nuovamente. Fu il periodo in cui nacquero molte associazioni ad esse dedicate, ma questo redivivo interesse per il genere subì un ulteriore arresto a causa dei costi molto elevati delle piante e del diffondersi della Guerra.
Solo in tempi relativamente recenti, più precisamente dal 1973, si è assistito ad un grande e organizzato movimento che portasse nuovamente attenzione su questa tipologia di orchidea.
Oggi, in Giappone, la Nihon Fūkiran Kai è l’associazione che si occupa di tutelare e valorizzare le Vanda falcata e la loro storia e vanta oltre 700 membri provenienti da tutto il mondo.
Anche in Italia negli ultimi anni la conoscenza e l’interesse per le Neofinetia si sono diffusi ulteriormente. Quello che in tempi lontani si era configurato come un fenomeno elitario ed esclusivo, adesso è divenuto un fenomeno più massivo e diffuso a livello internazionale.
Pianta: caratteristiche principali
Per il popolo giapponese, la bellezza della Neofinetia è da ricercarsi in tutte le varietà che differiscono dalla forma originale e più conosciuta. Questo apprezzamento per le forme atipiche si estende a tutta le parti della pianta, non solo al fiore, come ad esempio al fusto (Jiku 軸), alle foglie (Ha 葉) e alle radici (Ne 根).
Le caratteristiche delle foglie sono considerate molto importanti e possono essere racchiuse in due categorie principali: forma e variegatura.
Le foglie della forma più classica di Neofinetia sono sottili, lunghe e con una leggera curvatura verso il basso, ma l’apparato fogliare delle altre varietà può mutare in quanto dimensione, forma, consistenza e colore.
La conformazione delle foglie può assumere un andamento arcuato verso il basso o verso l’alto, dritto senza nessuna curvatura, irregolare e scomposto; possono altresì essere lunghe o sottili, oppure “ad ago” (Hariba 針葉 ) o corte e più o meno larghe “a foglia di fagiolo” (Mameba 豆葉).
Come la forma delle foglie, la variegatura è uno dei tratti caratteristici delle Fuukiran ed elemento decisivo per la loro designazione come tali. Dalla tipologia più comune a quella più ricercata, queste variazioni nel motivo delle foglie non sono dovute ad infezioni virali ed aumentano di molto il valore, anche economico, della pianta.
Che si presenti di un colore giallo e sia distribuita in maniera regolare ai margini della foglia oppure in maniera trasversale rispetto alla foglia con un colore bianco o giallo tanto da essere scambiate per delle scottature dovute alla troppa intensità della luce, la variegatura è una caratteristica che rende queste orchidee piacevoli da ammirare pur non fiorite.
Anche le radici costituiscono motivo di grande interesse. Infatti, il colore della punta delle radici (Nesaki 根先) è un tratto molto caratteristico in quanto molte Fuukiran, simili tra loro per la forma ed il colore dei fiori, foglie e fusto, possono distinguersi dalle altre proprio grazie al colore della terminazione attiva delle radici.
I fiori sono per la maggior parte bianchi, molto profumati e caratterizzati da un lungo sperone. Esistono, però, anche varietà (botaniche) con fiori colorati, verdi o rosa/magenta.
Coltivazione
Il genere Neofinetia è caratterizzato da uno sviluppo monopodiale (crescita lungo l’asse verticale) con tendenza a gettare nuove vegetazioni laterali che fanno accestire la pianta con l’età.
La pianta epifita cresce su alberi decidui, godendo quindi di una forte illuminazione nei mesi invernali e trascorrendo i mesi estivi, in cui avviene la fioritura, in una situazione di luce filtrata.
Luce
Le Neofinetia possono essere coltivate in casa, preferibilmente esponendole a Sud o ad Est. Sebbene tollerino una luce molto intensa, è preferibile mantenere l’intensità ad un livello intermedio. La quantità di luce varia a seconda della stagione e, in alcuni casi, deve essere calibrata a seconda della varietà coltivata in modo da esaltarle le caratteristiche peculiari. In linea generale, per le varietà più comuni: 15000-20000 lux in primavera/estate, 32000-36000 lux in autunno/inverno. Se coltivate con l’ausilio di luce artificiale, posizionarle almeno a cinquanta cm di distanza dalla sorgente luminosa.
È consigliabile osservare con costanza la reazione della pianta alla luce e, nel caso di variazioni della variegatura, calibrare l’intensità di conseguenza in modo da preservare o esaltare le caratteristiche della varietà.
Temperatura
In natura questa pianta cresce in diverse aree del Giappone, alcune delle quali caratterizzate da un drastico abbassamento delle temperature in inverno, motivo per il quale possiamo coltivare molte delle varietà anche all’aperto, riparandole dalla pioggia durante i mesi invernali. Ad ogni modo non è consigliabile esporre le Neofinetia a temperature così basse, ma piuttosto trovare loro un ricovero in interno nelle zone più fredde. Per una soddisfacente coltivazione, in inverno non far scendere la temperatura minima sotto i 5°C, mentre durante la stagione estiva sarà bene non fornire alla pianta più di 30°C (possono tollerare massime estive ben più alte, ma non sarebbero ottimali per le piante).
Acqua
Se possibile utilizzare acqua piovana o acqua di osmosi. Lasciare asciugare la pianta tra una bagnatura e l’altra. Adeguare l’apporto di acqua a seconda della stagione: durante la fase di crescita vegetativa bagnare abbondantemente e con regolarità, provvedere a ridurre le innaffiature durante l’inverno, periodo in cui le temperature saranno più basse. Riguardo a questo ultimo punto prestare particolare attenzione: come detto in precedenza le Neofinetia possono tollerare temperature relativamente basse ma la pianta in questo caso dovrà essere asciutta poiché il freddo, in combinazione con l’umidità, provoca rapidamente marciume delle radici. Dato che la pianta allo stato naturale cresce epifita, è fondamentale garantire un buon movimento d’aria alle radici.
Umidità
L’umidità ideale dovrebbe aggirarsi tra il 40% e il 70%. Ad ogni modo possono tollerare anche un livello più basso. Nel caso in cui si coltivino le piante in casa, in una situazione di umidità ambientale troppo bassa, incrementarla con l’ausilio di un umidificatore.
Concimazioni
Un concime bilanciato (NPK 20-20-20+Micro) andrà bene durante tutto l’anno. Sarà importante incentrare le concimazioni durante il periodo di crescita vegetativa della pianta, quindi in primavera/estate, mentre durante l’autunno/inverno non sarà necessario somministrarlo.
Vaso e substrato
Il periodo migliore per il rinvaso è durante la primavera ma è possibile effettuarlo anche alla ripresa vegetativa dopo il riposo dovuto al caldo estivo (agosto). Vari substrati sono adatti per la sua coltivazione, la cosa importante è che essi consentano una buona aerazione delle radici e al contempo mantengano una buona umidità. Le si può coltivare utilizzando lo sfagno, oppure in un mix di bark (1/3), pomice (1/3) e carbone vegetale (1/3), tutti di pezzatura media, se l’umidità è alta crescono bene anche a radice nuda in cestelli, oppure montate su zattera. Per coltivarla alla maniera tradizionale giapponese, ovvero posizionando la pianta al vertice di una cupola di sfagno, si dovrà reperire dello sfagno neozelandese a fibra lunga di buona qualità e usare vasetti di argilla con un largo foro alla base, la cui finalità sarà sempre quella di consentire alle radici un buon movimento d’aria. Utilizzando questo tipo di substrato, tenere presente che non appena lo sfagno mostrerà segni di deperimento, sarà necessario sostituirlo (almeno una volta per anno).